Diagnostica ecografica

L’ecografia è un metodo diagnostico per immagini molto utilizzato in medicina.

Non comportando alcuna contrindicazione per il paziente oggi, assieme alla visita, costituisce l’approccio iniziale per molte patologie.

In campo ostetrico-ginecologico il contributo più importante è stato quello di Ian Donald, professore dell’università di Midwifery in Scozia, che nel 1955 iniziò ad utilizzare gli ultrasuoni per lo studio delle cisti ovariche e dell’accrescimento fetale.

L’evoluzione delle tecnologie a nostra disposizione, ci consente una visualizzazione estremamente particolareggiata delle strutture esaminate con possibilità di ricostruire i volumi con la tecnica 3D/4D

Ecografia Ginecologica

E’ un’indagine semplice e non invasiva che consente di valutare la dimensione e la forma degli organi interni dell’apparato riproduttivo femminile, come le ovaie e l’ utero, osservandone la forma e le dimensioni, la mobiità e la presenza di alcune anomalie come   (fibromi o polipi endometriale), come cisti, alcuni tumori e malformazioni.

Con l’ausilio della tecnologia 3D è possibile inoltre studiare con grande accuratezza la presenza  di eventuali malformazione uterine che potrebbero in futuro causare poliabortività

Le tumefazioni ovariche possono essere inoltre classificate secondo il protocollo IOTA (INTERNATIONAL OVARIAN TUMOR ANALYSIS) per distinguere le formazioni a rischio da quelle con caratteristiche di benignità ed orientare quindi la condotta clinica.

Secondo raccomandazione della SIEOG (Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologca) tale esame va eseguito per via endovaginale per avere la miglior definizione diagnostica.

Laddove non sia possibile può essere eseguita per via sovrapubica a vescica piena.

Ecografia Ostetrica

Durante la gravidanza normalmente si eseguono almeno tre ecografie ostetriche: nel primo trimestre (in genere tra la 11a e la 13a settimana), nel secondo (a 19-22 settimane) e nel terzo trimestre (a 28-34 settimane).

Ognuna con finalità diverse ,  a seconda dell’epoca di gestazione

La prima ecografia,  identifica la sede dell’impianto della camera gestazionale, identifica la presenza ed il numero di feti e la loro vitalità, data la gravidanza con la misurazione della lunghezza dell’embrione/feto (nel primo trimestre la crescita embrionale è standard, esistono tabelle di riferimento che attribuiscono ad una determinata lunghezza embrionale una corrispondente epoca gestazionale).

Nel caso di gravidanza multipla identifica la corionicità (gemelli monozigoti o eterozigoti).

Dalla 12° alla 14° settimana è inoltre possibile eseguire la misurazione della Nuchal Translucency, ovvero dello spessore misurabile tra osso occipitale e cute fetale.

È un marker precoce di patologie cromosomiche ma anche di anomali strutturali fetali, quali cardiopatie o difetti del sistema linfatico.

La seconda ecografia, detta “morfologica” ha l’obiettivo di controllare la vitalità, l’anatomia del feto, la quantità di liquido amniotico e la localizzazione della placenta. Vengono misurate alcune parti del corpo del feto e i valori vengono poi confrontati con quelli delle curve di riferimento per valutare se le dimensioni corrispondono a quelle attese per l’epoca di gravidanza.

Vengono inoltre valutati con accuratezza i vari organi ed apparati del feto per escludere la presenza di eventuali malformazioni.

L’esperienza finora acquisita suggerisce che l’esame ecografico effettuato per lo screening delle anomalie fetali tra 19 e 22 settimane consente di identificare dal 20% al 50% delle malformazioni più rilevanti. E’ possibile quindi che alcune anomalie del feto, anche gravi, non vengano identificate in epoca prenatale. La possibilità di individuare un’ anomalia non dipende necessariamente dalla gravità del difetto ma dalle sue dimensioni e dalla più o meno evidente alterazione dell’immagine ecografica che ne risulta. L’accuratezza dello studio ecografico nell’individuazione delle anomalie fetali può essere limitata da: sfavorevole posizione del feto, ridotta quantità di liquido amniotico, presenza di cicatrici addominali, gemellarità, nodi di mioma, scarsa penetrazione degli ultrasuoni attraverso la parete addominale materna (condizione frequente nelle gestanti obese). Inoltre, un gruppo di malformazioni cosiddette “evolutive”, può comparire solo in epoca di gravidanza avanzata o addirittura dopo il parto e quindi può non essere rilevabile nel corso dell’esame ecografico di screening del II trimestre. Per tutti questi motivi, anche se un esame ecografico di screening del feto nel II trimestre si conclude con un esito normale (evenienza che si verifica nella maggior parte dei casi), non è possibile essere del tutto certi che non saranno presenti malformazioni congenite.

Laddove necessaria, in quest’epoca, può essere effettuata anche una valutazione del collo uterino (lunghezza e continenza) per uno screening del parto pretermine.

La terza ecografia, detta di “accrescimento”, serve soprattutto per verificare la crescita del feto, facendo riferimento agli stessi organi misurati nel secondo trimestre e calcolandone anche il peso.  Viene inoltre valutata la quantità di liquido amniotico, la sede della placenta, e si effettua uno screening di eventuali  anomalie nel feto con insorgenza tardiva.

 Nel caso in cui si registrino patologie legate alla crescita, possono essere programmati controlli ecografici aggiuntivi, per monitorare l’andamento della gravidanza fino al termine ostetrico.

Flussimetria Doppler materno-fetale

La finalità̀ della velocimetria Doppler in gravidanza è di identificare in modo non invasivo le deviazioni dai normali adattamenti emodinamici nei distretti utero-placentare feto-placentare e fetale.

In sintesi è un esame funzionale che ci da indicazioni sull’equilibrio ossigenativo-metabolico fetale, estremamente utile in condizioni patologiche materne o in caso di iposviluppo fetale.

3D/4D

L’ecografia tridimensionale (3D) consiste nella ricostruzione e visualizzazione di ‘volumi’ ecografici di una determinata struttura del feto, ottenuti mediante l’analisi computerizzata di numerose scansioni bidimensionali (2D).

L’ecografia quadridimensionale (4D) è un’ulteriore evoluzione che consente di visualizzare volumi in movimento (la quarta dimensione è il tempo): ad esempio è possibile vedere una mano del feto mentre si muove, il volto fetale durante uno sbadiglio, un sorriso, ecc.

Tutta la tecnologia dell’ecografia 3D e 4D è basata sull’impiego di ultrasuoni – come nell’ecografia tradizionale bidimensionale – e quindi non comporta rischi o effetti collaterali aggiuntivi. La diagnosi ecografica standard ad oggi viene eseguita con l’ecografia bidimensionale e il 3D e 4D rimangono metodiche aggiuntive che servono per rendere riconoscibile dai genitori il volto fetale. Solo in presenza di particolari malformazioni (ad es. la labio-palatoschisi o ‘labbro leporino’ e alcune malformazioni della colonna vertebrale) è possibile aggiungere informazioni per un migliore inquadramento diagnostico.

L’ecografia è un metodo diagnostico per immagini molto utilizzato in medicina.

Non comportando alcuna contrindicazione per il paziente oggi, assieme alla visita, costituisce l’approccio iniziale per molte patologie.

In campo ostetrico-ginecologico il contributo più importante è stato quello di Ian Donald, professore dell’università di Midwifery in Scozia, che nel 1955 iniziò ad utilizzare gli ultrasuoni per lo studio delle cisti ovariche e dell’accrescimento fetale.

L’evoluzione delle tecnologie a nostra disposizione, ci consente una visualizzazione estremamente particolareggiata delle strutture esaminate con possibilità di ricostruire i volumi con la tecnica 3D/4D

Ecografia Ginecologica

E’ un’indagine semplice e non invasiva che consente di valutare la dimensione e la forma degli organi interni dell’apparato riproduttivo femminile, come le ovaie e l’ utero, osservandone la forma e le dimensioni, la mobiità e la presenza di alcune anomalie come   (fibromi o polipi endometriale), come cisti, alcuni tumori e malformazioni.

Con l’ausilio della tecnologia 3D è possibile inoltre studiare con grande accuratezza la presenza  di eventuali malformazione uterine che potrebbero in futuro causare poliabortività

Le tumefazioni ovariche possono essere inoltre classificate secondo il protocollo IOTA (INTERNATIONAL OVARIAN TUMOR ANALYSIS) per distinguere le formazioni a rischio da quelle con caratteristiche di benignità ed orientare quindi la condotta clinica.

Secondo raccomandazione della SIEOG (Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologca) tale esame va eseguito per via endovaginale per avere la miglior definizione diagnostica.

Laddove non sia possibile può essere eseguita per via sovrapubica a vescica piena.

Ecografia Ostetrica

Durante la gravidanza normalmente si eseguono almeno tre ecografie ostetriche: nel primo trimestre (in genere tra la 11a e la 13a settimana), nel secondo (a 19-22 settimane) e nel terzo trimestre (a 28-34 settimane).

Ognuna con finalità diverse ,  a seconda dell’epoca di gestazione

La prima ecografia,  identifica la sede dell’impianto della camera gestazionale, identifica la presenza ed il numero di feti e la loro vitalità, data la gravidanza con la misurazione della lunghezza dell’embrione/feto (nel primo trimestre la crescita embrionale è standard, esistono tabelle di riferimento che attribuiscono ad una determinata lunghezza embrionale una corrispondente epoca gestazionale).

Nel caso di gravidanza multipla identifica la corionicità (gemelli monozigoti o eterozigoti).

Dalla 12° alla 14° settimana è inoltre possibile eseguire la misurazione della Nuchal Translucency, ovvero dello spessore misurabile tra osso occipitale e cute fetale.

È un marker precoce di patologie cromosomiche ma anche di anomali strutturali fetali, quali cardiopatie o difetti del sistema linfatico.

La seconda ecografia, detta “morfologica” ha l’obiettivo di controllare la vitalità, l’anatomia del feto, la quantità di liquido amniotico e la localizzazione della placenta. Vengono misurate alcune parti del corpo del feto e i valori vengono poi confrontati con quelli delle curve di riferimento per valutare se le dimensioni corrispondono a quelle attese per l’epoca di gravidanza.

Vengono inoltre valutati con accuratezza i vari organi ed apparati del feto per escludere la presenza di eventuali malformazioni.

L’esperienza finora acquisita suggerisce che l’esame ecografico effettuato per lo screening delle anomalie fetali tra 19 e 22 settimane consente di identificare dal 20% al 50% delle malformazioni più rilevanti. E’ possibile quindi che alcune anomalie del feto, anche gravi, non vengano identificate in epoca prenatale. La possibilità di individuare un’ anomalia non dipende necessariamente dalla gravità del difetto ma dalle sue dimensioni e dalla più o meno evidente alterazione dell’immagine ecografica che ne risulta. L’accuratezza dello studio ecografico nell’individuazione delle anomalie fetali può essere limitata da: sfavorevole posizione del feto, ridotta quantità di liquido amniotico, presenza di cicatrici addominali, gemellarità, nodi di mioma, scarsa penetrazione degli ultrasuoni attraverso la parete addominale materna (condizione frequente nelle gestanti obese). Inoltre, un gruppo di malformazioni cosiddette “evolutive”, può comparire solo in epoca di gravidanza avanzata o addirittura dopo il parto e quindi può non essere rilevabile nel corso dell’esame ecografico di screening del II trimestre. Per tutti questi motivi, anche se un esame ecografico di screening del feto nel II trimestre si conclude con un esito normale (evenienza che si verifica nella maggior parte dei casi), non è possibile essere del tutto certi che non saranno presenti malformazioni congenite.

Laddove necessaria, in quest’epoca, può essere effettuata anche una valutazione del collo uterino (lunghezza e continenza) per uno screening del parto pretermine.

La terza ecografia, detta di “accrescimento”, serve soprattutto per verificare la crescita del feto, facendo riferimento agli stessi organi misurati nel secondo trimestre e calcolandone anche il peso.  Viene inoltre valutata la quantità di liquido amniotico, la sede della placenta, e si effettua uno screening di eventuali  anomalie nel feto con insorgenza tardiva.

 Nel caso in cui si registrino patologie legate alla crescita, possono essere programmati controlli ecografici aggiuntivi, per monitorare l’andamento della gravidanza fino al termine ostetrico.

Flussimetria Doppler materno-fetale

La finalità̀ della velocimetria Doppler in gravidanza è di identificare in modo non invasivo le deviazioni dai normali adattamenti emodinamici nei distretti utero-placentare feto-placentare e fetale.

In sintesi è un esame funzionale che ci da indicazioni sull’equilibrio ossigenativo-metabolico fetale, estremamente utile in condizioni patologiche materne o in caso di iposviluppo fetale.

3D/4D

L’ecografia tridimensionale (3D) consiste nella ricostruzione e visualizzazione di ‘volumi’ ecografici di una determinata struttura del feto, ottenuti mediante l’analisi computerizzata di numerose scansioni bidimensionali (2D).

L’ecografia quadridimensionale (4D) è un’ulteriore evoluzione che consente di visualizzare volumi in movimento (la quarta dimensione è il tempo): ad esempio è possibile vedere una mano del feto mentre si muove, il volto fetale durante uno sbadiglio, un sorriso, ecc.

Tutta la tecnologia dell’ecografia 3D e 4D è basata sull’impiego di ultrasuoni – come nell’ecografia tradizionale bidimensionale – e quindi non comporta rischi o effetti collaterali aggiuntivi. La diagnosi ecografica standard ad oggi viene eseguita con l’ecografia bidimensionale e il 3D e 4D rimangono metodiche aggiuntive che servono per rendere riconoscibile dai genitori il volto fetale. Solo in presenza di particolari malformazioni (ad es. la labio-palatoschisi o ‘labbro leporino’ e alcune malformazioni della colonna vertebrale) è possibile aggiungere informazioni per un migliore inquadramento diagnostico.

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