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Più che la fine possiamo considerare la menopausa l’inizio di una nuova fase, non più scandita dal ciclo mestruale e libera dalla preoccupazione del concepimento.
Una fase lunga che costituisce mediamente 1/3 della nostra vita.
Un’occasione da dedicare finalmente a noi stesse per eseguire un bilancio di salute, rivalutare lo stile di vita, evidenziare eventuali criticità correggibili con adeguata prevenzione, tenendo conto delle caratteristiche bioneuroormonali di questo periodo.
Durante la transizione menopausale, che di solito dura 2-7 anni, si verificano modificazioni importanti nella composizione corporea dovuti all’invecchiamento e ai cambiamenti ormonali. La progressiva diminuzione delle concentrazioni di estrogeni è considerata il principale fattore che causa l’aumento di peso e la ridistribuzione del grasso corporeo nelle donne in postmenopausa.
I recettori degli estrogeni e degli androgeni sono espressi nelle cellule adipose viscerali e sottocutanee. Pertanto, i cambiamenti nei livelli degli ormoni sessuali possono influenzare il metabolismo dei lipidi e possono tradursi in un aumento dell’adiposità generale, in particolare dell’adiposità viscerale addominale.
L’aumento dell’adiposità nelle donne in postmenopausa è significativamente associato all’iperinsulinemia, alla dislipidemia, alla sindrome metabolica.
Superati i 45 anni e con i cambiamenti ormonali della menopausa che incombe, assistiamo a un naturale rallentamento del metabolismo.
Allo stesso modo venendo meno l’effetto protettivo degli ormoni ovarici (particolarmente gli estrogeni) aumenta significativamente il rischio di malattia cardiovascolare che rappresenta comunque la prima causa di morte anche per le donne, superando di gran lunga quelle per neoplasia, compresa la mammella.
Ma menopausa non significa necessariamente ingrassare. Bisogna imparare a convivere con un nuovo equilibrio e stabilire un nuovo modo di vivere, facendo i conti con un mutato fabbisogno energetico. Il nostro corpo cambia, chiamandoci a un cambio nelle abitudini: se riusciamo ad ascoltare i segnali che ci manda, riusciremo a controllare anche il peso.
E’ fondamentale quindi, attraverso una serie di analisi ematochimiche esplorare lo stato del metabolismo e la riserva funzionale del pancreas, del fegato, dei reni.
Possiamo regolare il nostro metabolismo basale attraverso un’adeguata attività fisica, necessaria per mantenere un tono muscolare e una massa adeguate. Fare attività fisica regolarmente determina non solo un consumo di energie di per sé, ma anche un aumento della cosiddetta “massa metabolica“, ovvero quelle cellule che tendono a consumare più calorie anche in condizioni basali di riposo.
Allo stesso modo possiamo stabilire un nuovo modo di stare a tavola, scegliendo cibi migliori, più freschi, ricchi di vitamine, fibre e sali minerali e più poveri di grassi e, tra gli zuccheri, privilegiare quelli complessi (pane e pasta integrale, riso nero o integrale, grano saraceno)
Il metabolismo basale si può stimolare seguendo questi suggerimenti:
- Consumare 5 pasti al giorno. Si consiglia di fare tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) e due spuntini leggeri a basso contenuto di grassi (a metà mattinata e nel pomeriggio).
- Mangiare più frutta e verdura e diminuire l’introito di grassi. Si consiglia di assumere almeno quattro porzioni di frutta e verdura all’interno dei cinque pasti.
- È necessario inoltre evitare cibi ad alto contenuto di acidi grassi saturi e colesterolo come insaccati, fritture e formaggi grassi e preferire invece l’olio extra vergine di oliva.
- Si consiglia di mangiare più pesce preferibilmente azzurro, carni bianche e latticini magri.
- È importante anche curare il tipo di cottura per non perdere i nutrienti contenuti nei vari cibi.
- È fondamentale inserire nella propria dieta alimenti ricchi di calcio e magnesio per sostenere la normale struttura e funzionalità delle ossa e prevenire l’osteoporosi.
- Evitare il sale e bere almeno due litri di acqua al giorno. In particolare si consiglia alle donne in menopausa di bere acque bicarbonato-calciche (a residuo fisso medio-alto) che presentano una elevata bio-disponibilità del calcio e magnesio. Gli studi hanno evidenziato che tali acque non solo proteggono le ossa ma anche il sistema cardiocircolatorio.
- Mangiare meno alimenti dolci, eliminare completamente il fumo e l’alcol e limitare il caffè.
- Mantenersi sempre attivi attraverso l’attività fisica quotidiana.
L’età menopausale è l’epoca della vita della donna in cui si effettua maggiormente diagnosi di neoplasia. I tumori più frequenti che si riscontrano sono 4: il più frequente è il cancro della mammella che colpisce 7-8 donne tra i 50-80 anni, al secondo posto si trova il carcinoma dell’endometrio, al terzo il carcinoma del colon-retto e al quarto il carcinoma dell’ovaio.
Quali sono i fattori di rischio di questi tumori?
Tra i principali fattori di rischio del tumore della mammella e dell’endometrio si trovano fattori legati alla vita riproduttiva (epoca e numero di gravidanze, allattamento al seno) e fattori legati alla costituzione ormonale (menarca precoce, menopausa tardiva).
Ruolo importante nella comparsa del tumore alla mammella e del colon-retto riveste l’alimentazione e lo stato nutrizionale (dieta ricca di grassi e prodotti animali, povera di fibre), il movimento, l’obesità e la sedentarietà.
Per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero: è raccomandato effettuare un Pap-test dai 25 ai 64 anni ogni 3 anni. Dopo i 65 anni se i Pap-test precedenti erano normali, il rischio di sviluppare un tumore è estremamente basso. Per fare l’esame basta presentarsi all’appuntamento ed è completamente gratuito.
Per la prevenzione dei tumori della mammella: è raccomandato effettuare una mammografia dai 50 ai 69 anni ogni due anni. Questa fascia di età e questo intervallo di tempo sono quelli che danno i maggiori benefici secondo le attuali conoscenze scientifiche.
Per la prevenzione dei tumori del colon-retto: è raccomandato effettuare una ricerca del sangue occulto nelle feci dai 50 ai 75 anni ogni due anni.