Prevenzione dell’infertilità

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Il patrimonio di ovociti di cui disponiamo ci accompagna fin dalla vita intrauterina e vive tutte le esperienze che in nostro corpo sostiene.

E’ intuibile quindi che il trascorrere del tempo porti inesorabilmente ad un progressivo affievolirsi della fertilità.

La fertilità femminile risulta massima nel range temporale che va dai 20 ai 30 anni. Dopo il superamento di questo termine si registra una prima flessione intorno ai 32 anni e un’ulteriore diminuzione successivamente ai 37 anni. In particolare, se a 23 anni ogni ovulazione ha circa il 26% di probabilità di trasformarsi in gravidanza, a 39 questa percentuale si dimezza, a 40 anni scende al 10%, mentre a 43 anni oscilla fra il 7% e il 4%.

Per l’uomo, invece, l’età è meno significativa ma sembra che la qualità dello sperma peggiori a partire dai 35 anni.

Varie abitudini di vita possono avere un impatto importante sulla salute in generale, e sulla capacità riproduttiva.

Alcool: le donne con elevato uso di alcool hanno alterazioni mestruali fino all’amenorrea, con anomalie della produzione di estrogeni e gonadotropine ipofisarie, che altererebbero il meccanismo dell’ovulazione. Anche nell’uomo l’alcool è un riconosciuto fattore di rischio di infertilità con importanti alterazioni nella produzione ormonale e nelle caratteristiche seminali.

Fumo: il fumo di sigaretta è stato associato ad una riduzione della fertilità femminile e maschile; le donne fumatrici avrebbero una prematura riduzione della riserva ovarica, con età della menopausa anticipata da 1 a 4 anni rispetto alle non fumatrici ; nell’uomo alterazioni della motilità e/o della morfologia spermatica, con meccanismi patogenetici in entrambi i sessi poco chiari e poco studiati

Peso: nella donna, sia l’obesità che il basso peso possono alterare la funzionalità riproduttiva, causando disfunzioni ormonali ed ovulatorie, mentre nell’uomo tale situazione ha minore impatto sulla fertilità. Estrema importanza riveste un programma di cambiamento dello stile di vita, che includa una corretta alimentazione e l’esercizio fisico, con l’obiettivo di aiutare le donne in sovrappeso a perdere chili e quindi migliorare le loro chances riproduttive.

Esposizione a sostanze tossiche / rischi occupazionali-ambientali: esistono rischi occupazionali associati a riduzione della fertilità, legati soprattutto alla presenza di alcune sostanze tossiche quali gli eteri etilene glicoli, solventi utilizzati in varie industrie (componenti elettronici, fotografia, stampe di tessuti…), assorbiti rapidamente per inalazione, ingestione e contatto cutaneo, sembrano avere effetti di riduzione della fertilità; stessa azione sembra legata anche a pesticidi utilizzati in agricoltura, e vari solventi organici, quali toluene, formaldeide, acetone, exani, utilizzati in varie industrie (legno, stampa, fabbricazione di scarpe…); anche i turni di lavoro, soprattutto notturni, sembrano ridurre la fertilità femminile.

Complicanze di interventi chirurgici

Spesso un problema di infertilità può essere legato ad interventi chirurgici a cui si è state sottoposte anche molti anni prima, che possono aver creato: aderenze post-operatorie  con interessamento tubarico (nella chirurgia pelvica e addominale, dall’appendicectomia alla miomectomia, al trattamento di cisti ovariche, soprattutto endometriosiche); riduzione del tessuto ovarico con alterazione della riserva ovarica (nella chirurgia pelvica soprattutto per endometriosi ovarica); aderenze e sinechie endouterine  di solito legate a revisioni di cavità  in seguito ad un aborto, a un’emorragia post-partum, a isteroscopia operativa per miomectomia/resezione di setto uterino, a interventi di parto cesareo. Attualmente si preferisce l’utilizzo di tecniche chirurgiche mininvasive, aderendo a principi generali di estremo rispetto dei tessuti e della prevenzione dei sanguinamenti.

Patologie oncologiche e terapie associate

Negli ultimi decenni, grande attenzione è stata posta alla preservazione della fertilità nei pazienti oncologici:  problematica divenuta di grande rilievo sociale grazie ai progressi nei trattamenti oncologici con i sempre più efficaci protocolli di chemio-radioterapia, che garantiscono ai pazienti un aumento significativo dei tassi di sopravvivenza. Le terapie antineoplastiche comportano spesso un effetto tossico sull’apparato riproduttivo, temporaneo o permanente,

Nella donna esistono diverse opzioni per preservare la fertilità prima di una chemio:

  • congelamento di ovociti
  • congelamento  di embrioni/blastocisti
  • crioconservazione di tessuto ovarico/intero ovaio per futuri trapianti

Al di fuori del campo oncologico, lacrioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale (chiamata “social freezing“) può essere definita come una terapia dell’infertilità futura. È l’applicazione delle tradizionali tecniche di crioconservazione dei gameti femminili (ovociti), ormai consolidate e sicure, per accedere successivamente alle procedure di procreazione medicalmente assistita qualora non si riesca a concepire in modo spontaneo. È indicata e richiesta dalle donne che per motivi personali vogliono preservare la fertilità e ricercare una gravidanza più avanti nel tempo, quando possono subentrare delle difficoltà nel concepimento naturale per riduzione della fertilità.

Infine è indicata anche in caso di familiarità per menopausa precoce.

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