Il puerperio

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La nascita di un figlio procura uno sconvolgimento interno che ci sorprende e ci costringe a trovare un nuovo ordine nella nostra visione del mondo e di noi stessi. Porta un disequilibrio che deve far spazio ad una nuova dimensione.

Durante il puerperio, a causa del cambiamento ormonale, della stanchezza e delle vicende psichiche, che precedono ed accompagnano la nascita, è abbastanza comune che la donna possa sentirsi triste e malinconica.

C’è un substrato ormonale: con il secondamento (il distacco della placenta alla fine del parto) viene meno un’organo che produceva una grande quantità e varietà di ormoni:  non solo estrogeni e progesterone, ma anche altri ormoni (gonadotropine corioniche e DHEA, deidroepiandrosterone), che svolgono una funzione protettiva nei confronti dell’organismo in gravidanza e regalano una  sensazione di benessere nei 9 mesi

Si verifica quindi un “terremoto”: gli ormoni femminili calano di colpo, mentre si ha un’impennata di prolattina, per favorire la montata lattea e bloccare temporaneamente l’attività delle ovaie.

Il crollo verticale degli ormoni, è oggi ritenuto il maggiore responsabile del “babyblues”, la classica depressione del dopoparto alla quale certamente contribuiscono anche il repentino cambio delle abitudini di vita, il reset degli equilibri di coppia, lo scarso riposo notturno

Oltre il 70% delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione. Si tratta quindi di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine ed ansietà che tendono generalmente a scomparire nel giro di circa quindici giorni.

Un ulteriore elemento di complicazione è il contrasto strabico e, per certi aspetti ambivalente, tra la maternità, la genitorialità enfatizzata ed idealizzata a fianco delle richieste del ruolo sociale esterno. Il contesto di relazione e l’immaginario attuale propone alle donne ritmi lavorativi pressanti, l’affermazione di sé come professioniste ed il recupero immediato della funzione erotico-sensuale, senza transizione dal materno, come se si trattasse di aspetti compresenti ma non comunicanti, evocabili a comando, a corrente alternata.

E’ importante esserne consapevoli, permettersi di poter provare dei sentimenti di ambivalenza nei confronti della nuova condizione di vita, concedersi il tempo adeguato per un pieno ritorno alle attività precedenti, chiedere aiuto alle persone vicine o procurarsi la collaborazione di una colf o di una baby sitter,  rivolgersi presso i consultori familiari di zona, scambiare le proprie esperienze con altre mamme.

Se questa condizione dovesse protrarsi nel tempo potrebbe essere utile una valutazione ed un supporto psicologico e/o medico e, in rari casi, anche farmacologico.

Allattamento

Allattare è la prosecuzione fisiologica del rapporto che si è creato tra durante la gravidanza. È un momento ricco di emozioni, che crea un legame intenso, aiutando la neomamma ed il suo bambino a conoscersi e a crescere.

Il latte è l’alimento naturale per il bambino, gli permette di raggiungere il suo massimo potenziale biologico: lo nutre in modo completo e lo protegge da molte malattie e infezioni.

Non c’è bisogno di altri alimenti o bevande fino a sei mesi compiuti.

Tenere da subito il bambino vicino, sia di giorno che di notte aiuterà a conoscerlo ed a capire quando ha fame.

Una delle preoccupazioni più grandi delle neo mamme è quella di non avere abbastanza latte per sfamare il proprio bebè. 

Ci sono delle cause mediche per la scarsa produzione di late:

  • Un’eccessiva perdita di sangue (oltre 500 ml) durante il parto o dei frammenti residui di placenta possono ritardare la montata lattea (che solitamente avviene circa tre giorni dopo il parto).1
  • Un’anamnesi di sindrome ovarica policistica, diabete, patologie tiroidee o altri disturbi ormonali.
  • Una anomalia rara chiamata ipoplasia mammaria, in cui il tessuto ghiandolare non produce abbastanza latte nel seno
  • Precedenti interventi chirurgici o traumi al seno (sebbene molte mamme che sono state sottoposte a intervento chirurgico continuino tranquillamente ad allattare al seno).
  • Scarsa assunzione calorica. ( la puerpera che allatta necessita di 700 calorie in più al giorno)

E’ inoltre fondamentale bere almeno due litri di acqua al giorno per reintegrare i liquidi. Durante l’allattamento è indicata un’acqua a ridotto contenuto di sodio e basso residuo fisso.

Ottime sono anche le zuppe, che permettono di ingerire allo stesso tempo liquidi e preziosi nutrienti, senza troppe calorie.

Inoltre, nelle situazioni in cui può accadere, o anche solo sembrare, che la produzione del latte materno sia insufficiente si può ricorrere anche ad alcune erbe che sembrerebbero favorire l’aumento della produzione di latte materno, riducendo allo stesso tempo le coliche fisiologiche del neonato. Tra queste ci sono la galega, l’anice stellato, il finocchio e il fieno greco.

Ricordate infine che lo stress può essere un fattore importante nella diminuzione del latte: dormire a sufficienza, mangiare bene ed evitare ansie infondate è un ottimo modo per evitare problemi

Se sospetti che il tuo bambino non riceva abbastanza latte, rivolgiti a un consulente per l’allattamento presso il consultorio familiare o privatamente. Tali esperti valuteranno se effettivamente hai una scarsa produzione di latte e ti osserveranno mentre lo allatti per vedere se è attaccato bene e assume abbastanza latte. Potrebbero suggerire di modificare la tua posizione di allattamento o l’attaccamento del tuo bambino in modo che possa alimentarsi in modo più efficiente.

Inoltre, potresti provare ad avere un maggiore contatto pelle a pelle con il tuo bambino prima e durante l’allattamento per stimolare l’ossitocina, che fa fluire il latte, o utilizzare tecniche di rilassamento, come ad esempio ascoltare la tua musica rilassante preferita, per ridurre eventuali ansie che potrebbero influenzare la tua produzione.

Con un supporto adeguato la maggior parte delle mamme con scarsa produzione di latte riesce ad allattare parzialmente il proprio bambino e alcune di esse riusciranno persino a sviluppare una produzione di latte completa.

Se il latte materno non c’è, o diminuisce bruscamente o se non è possibile allattare, niente panico: si è brave mamme  comunque ed i bebè crescono ugualmente

Verrà in soccorso l’industria che, seguendo le raccomandazioni dei comitati di esperti, ha lavorato avendo ben presente un criterio fondamentale: cercare di ottenere prima dei latti con una composizione il più vicino possibile a quella del latte materno, poi, nelle tendenze più attuali, dei latti con effetti funzionali simili a quelli del latte umano. Per ottenere ciò il latte vaccino viene modificato nelle quantità e qualità delle proteine, dei grassi e degli zuccheri e gli vengono aggiunte sostanze che hanno effetti benefici sulla crescita e lo sviluppo del lattante, e che sono presenti naturalmente nel latte materno, tenendo anche conto delle diverse esigenze di tanti tipi diversi di lattante: ad esempio la taurina, la lattoferrina, la carnitina, i nucleotidi, i prebiotici, minerali e tutte le vitamine oggi note.

Contraccezione in pueperio

L’allattamento al seno riduce la fertilità della donna, ma non rappresenta un metodo di controllo delle nascite sempre affidabile. In un regime di rapporti sessuali liberi sono quindi da attendersi nuove gravidanze fin dal primo anno dopo il parto.

Per questo motivo la contraccezione rappresenta un tema d’interesse anche per la donna che allatta al seno.
È possibile, in base al desiderio della coppia, ricorrere a un metodo contraccettivo fin dalle prime settimane dopo il parto.

I metodi di barriera (principalmente preservativo maschile e femminile) non influenzano in alcun modo la salute della madre o del bambino. Il preservativo (maschile o femminile) può essere liberamente usato dopo il parto alla prima ripresa dell’attività sessuale.

La pillola di solo progestinico è la contraccezione ormonale di prima scelta nella donna che allatta, ha il vantaggio di non aumentare il rischio di trombosi e di non influire sulla lattazione.

Può essere assunta dalla donna che allatta dopo le prime 6 settimane dal parto.

Nella donna che non allatta l’assunzione può iniziare anche prima delle 3 settimane dal parto.

I dispositivi intrauterini al rame possono essere inseriti a 4-6 settimane dal parto ed assicurano una contraccezione efficace per alcuni anni.

Anche riguardo ai dispositivi intrauterini medicati con levonorgestrel non sono stati documentati effetti negativi né sull’allattamento, né sullo sviluppo neonatale.

L’unico impianto sottocutaneo in commercio in Italia rilascia etonogestrel. Non influenza quantità e qualità del latte, né lo sviluppo del neonato. Similmente alla pillola di solo progestinico, viene consigliato dopo le prime 6 settimane dal parto.

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